Comunicazioni preparatorie 3
#colpa #giudizio #azione #agire #centricità #forza #male
In italiano si legge il contenuto originale di questa pagina, in un’altra lingua la traduzione da parte di un’intelligenza artificiale (AI) di questo contenuto, quindi il risultato deve essere interpretato con discernimento.
Il senso di colpa è probabilmente uno dei più grandi errori dell’uomo. Il senso di colpa è probabilmente la più grande trappola della mente umana. Il suo pericolo è così grande e così vasto che colpisce tutti gli uomini ad un certo punto della loro vita. Nessun uomo può dire che nella sua vita non si sia sentito colpevole.
Ci sono persone che vivono vite piene di senso di colpa. Queste vite sono così terribili e così pericolose per l’evoluzione dell’ego e lo sviluppo dell’individualità, della persona, che coloro che ne approfittano, coloro che, a causa della loro posizione sociale, moraleggiante, influenzano gli esseri di grande sensibilità. Questo senso di colpa ritarda la loro evoluzione e mette in pericolo, senza che se ne rendano conto, l’evoluzione di un intero pianeta, di un’intera civiltà, di un’intera cultura.
Il pericolo più grande del senso di colpa è che questo fenomeno agisce a catena, questo fenomeno incatena tutti gli ego che ne sono più o meno colpiti. E la ragione è che l’ego, essendo solo, non avendo comunicazione con i piani della luce, non essendo illuminato da un’intelligenza superiore alla sua, non ha un punto di riferimento per determinare se un’azione o un’altra deve essere intrapresa o non dovrebbe essere intrapresa, in relazione ad un aspetto morale di comportamento in qualsiasi esperienza.
L’ego lasciato solo a se stesso, è incapace, a meno che non sia molto forte, molto individualista – e ancora! – di prendere decisioni contrarie a certe norme stabilite nella società dalla tradizione, o dai quadri che sono in autorità e impongono meccanicamente la volontà della propria evoluzione. Il senso di colpa si basa su un fatto, un fatto fondamentale, il solo fatto che valga la pena di essere studiato veramente. E questo fatto è quello dell’isolamento psicologico, morale, filosofico dell’ego di fronte alla società. L’ego non è in grado di giudicare le sue azioni, se le sue azioni devono andare contro una normalità stabilita da secoli in una società che si comporta meccanicamente, e dove tutti gli ego devono conformarsi a un genere o a uno stile di vita.
Se l’ego è minimamente forte, se è minimamente individualista, se da parte sua vuole andare a modo suo, deve sopportare il peso della sua azione. E spesso questo peso troppo pesante lo macchierà, e la tinta che prenderà l’ego emotivo è la tinta del senso di colpa. Affinché l’ego non si senta in colpa, è costretto ad agire in relazione alle norme stabilite e non deviare troppo da queste norme. Così un’azione, anche se ritarda l’evoluzione dell’ego, deve essere commessa, portata verso gli uomini, per mantenere la pace dell’ego. E gli ego agiscono così a milioni e a miliardi, così che la coscienza sociale prevale sulla coscienza individuale, e finiamo alla fine dei secoli con sistemi politici, sistemi sociali o sistemi culturali che impongono la loro volontà all’ego, e imprigionano l’ego in un quadro che lui, da sé, non può violare.
Questa situazione è molto pericolosa, perché l’ego non oserà mai violare ciò in cui crede, nel profondo, un principio o una legge che non è realmente creativa ma è tradizionalmente accettata. L’ego, per questo motivo, cresce e perde sempre più la sua volontà. Se, per una ragione di frustrazione, agisce contro il principio stabilito, soffre, col tempo, di senso di colpa che porta ad una sempre maggiore insicurezza. E questa insicurezza lo mina perché è fondamentalmente il prodotto di un modo anormale di agire verso gli uomini.
Il senso di colpa è così pernicioso che coloro che ne soffrono, ad un alto grado, perdono alla fine ogni capacità di affrontare con forza coloro che, attorno a loro, prelevano dalla loro vita certe porzioni che non gli appartengono, ma di cui si impadroniscono perché sanno, consciamente o inconsciamente, che l’ego dovrà tendere loro la mano e non resistere alla loro richiesta.
Il senso di colpa è un errore fondamentale, che può essere aggiustato solo alla luce della grande sensibilità interiore o alla luce dell’intelligenza, della voce che parla in noi, e che molto spesso ci costringe ad agire, e a superare i limiti dei nostri timori relativi al senso di colpa che abbiamo verso gli altri.
Tutti gli ego devono rispettare gli ego… quando gli ego sono rispettabili, quando gli ego sono magnanimi, quando gli ego sono giusti o quando la loro situazione richiede un’attenzione ragionevole. Ma se un ego si sente colpevole di non agire in questo o in quel modo in relazione con un altro ego che chiede da lui un’estensione anormale del dono di sé, quest’ego deve realizzare interiormente e con forza il diritto di negare la richiesta che gli viene fatta, per distruggere il vampirismo che, molto spesso, troppo spesso, appartiene a quegli esseri che chiedono ad altri di essere serviti.
Nessun uomo ha il diritto su un altro uomo, nessuno! E ripeto, nessun uomo ha il diritto su un altro uomo: è una legge universale! Tutti gli uomini sono uguali nell’anima. Se un uomo chiede ad un altro uomo qualcosa, la sua richiesta deve essere realizzata dall’altro in virtù di ciò che può e di ciò che vuole fare con questa richiesta. La ragionevolezza è sempre d’obbligo in ogni azione perpetrata da un ego verso un altro ego. Ciò che non è più ragionevole e che viene mantenuto come richiesta deve essere totalmente messo in questione e giudicato sul posto.
Un ego che non fa questo, che non si abitua, da qualche parte nella vita, a istituire in se stesso il tribunale del proprio giudizio, solido, intelligente, verso un’azione che gli si chiede, e che si sente obbligato per debolezza, per tradizione, per legame emotivo, a rispondere e rispondere sempre a ciò che gli si chiede, si svuota e si svuota. E può continuare a svuotarsi per anni. Ci sono persone che si sono svuotate per anni con altri esseri, e hanno perso la possibilità di emancipare la propria vita, di dare gioia alla loro vita, di dare felicità alla loro vita, di crescere famiglie, di crescere figli, vivere con mariti o mogli, perché degli esseri egoisti chiedevano loro delle cose, gli tendevano la mano e speravano, e forzavano quasi, psicologicamente o moralmente, questi ego a tender loro la mano e a rispondere alla loro domanda.
Quest’ingiustizia sociale… Solo l’ego fortemente determinato e fortemente radicato in un giudizio preciso basato sul sentimento interno di avere un carattere giusto e l’equilibrio tra la ragione e l’emozione del pensiero, può agire così. Solo l’ego solido, solo l’ego vigile, solo l’ego equilibrato, solo l’ego potentemente stabilito sulla sua coscienza interna, può col tempo distruggere le sue catene e liberarsi, una volta per tutte, da richieste, che gli vengono da una parte e dall’altra della società, di esseri o di ego che hanno una grande facilità a chiedere, ma una grandissima incapacità a dare. Un ego naturalmente generoso non imporrà mai ad un altro ego delle cose, o un modo d’azione il cui rifiuto creerà in quell’ego il senso di colpa.
Ma un ego, un essere egoista, egocentrico, che non ha il senso dell’amore, che non ha il senso della dedizione reale, che non ha in sé la magnanimità, cercherà sempre di chiedere a un altro essere di tendergli la mano, perché la società, la morale, questa famosa morale l’impone. Questo ego cercherà ogni sorta di mezzi, ogni sorta di mezzi emotivi per creare nell’altro un senso di colpa. Gli dirà: « Ma, la tua povera madre… Ma, il tuo povero padre… Ma ti ho messo al mondo… ti ho dato la vita… che cosa mi fai… che cosa mi dai?…” E ogni sorta di formule così permeate da uno spirito egoista, uno spirito che non comprende la vita, uno spirito che non sa dove si trovi, nell’anima, la realtà dell’ego.
Non si tratta di essere duri, non si tratta di tagliare i legami, non si tratta di non dare la mano a coloro che spesso ci chiedono, per debolezza o per situazione, di aiutarli o di fare qualcosa per loro. Si tratta di sapere da sé se questo o quel gesto è richiesto giustamente e giudiziosamente in una data situazione. E se tale gesto non è richiesto, se tale gesto non è indicato dalla scienza interiore dell’ego, quest’ultimo dovrebbe essere abbastanza forte da dare a questo gesto una fine o un limite, per cessare il gioco di questa farsa che maschera i rapporti reali di un ego con un altro.
Quando dico che nessun essere ha un diritto su un altro, lo dico nel quadro di una coscienza molto profonda dell’importanza dell’essere in quanto individuo. I rapporti che esistono o che devono esistere tra due esseri devono essere dei rapporti di equilibrio. Se purtroppo, a causa dei valori sociali, culturali, morali e moralisti che legano due esseri, e che costringono l’uno ad imporre all’altro richieste che l’altro si sente obbligato a soddisfare, quest’ultimo perde quasi il diritto alla sua libertà personale. Diventa molto importante per quest’uomo capire una volta per tutte ch’egli è nella vita un agente libero, che è nella vita un essere che ha il diritto di dire « no ». E questo diritto di dire « no » dipende dalla sua capacità di non riflettere in modo colpevolizzante sul « no » che emette in una qualsiasi situazione.
Se avete il diritto di dire « no », dite « no », e smettetela di rimuginare sulle conseguenze emotive del « no » che avete pronunciato. Abbiate la forza di tenervi dritti in piedi, accanto al vostro « no », e smettete di colpevolizzarvi in seguito, perché emotivamente non siete perfettamente sicuri del vostro « no »! Ecco dov’è il problema.
Molti dicono « no » e dopo aver pronunciato il « no » ne soffrono. È una situazione assolutamente ridicola perché già è stato posto il « no », già la sua azione sociale è stata determinata o determinante. Se rimangono con un retrogusto nel cuore o nel pensiero, è colpa loro. E solo loro, da soli, possono uscire da questo circolo vizioso. E per uscirne, devono imparare che il senso di colpa è un’illusione di cui sono responsabili, che si impongono per debolezza.
Ogni senso di colpa è una debolezza. Ogni debolezza genera nell’essere un aggravamento della debolezza generale del suo carattere. Perché una debolezza è già un negativo in una struttura che si vorrebbe positiva.
Non potete costruire una casa con un difetto nelle fondamenta. Se c’è un difetto, ce ne sarà un altro e un altro… Così, il senso di colpa che proviene da una debolezza crea ancora il senso di colpa, che crea sempre più nell’ego una perdita di individualità che lo porta con gli anni a non poter più servirsi del suo coraggio interno, della sua forza interiore. E così dilapida i propri beni a vantaggio degli altri, elimina in sé la resistenza emotiva di cui ha bisogno per combattere fortemente gli eventi della vita, sicché questo ego si avvicina, col tempo, a un’età in cui avrebbe bisogno di questa forza per raggiungere la maturità e tuttavia non ha gli strumenti necessari perché le sue forze sono state già dilapidate. È stato per anni sconfitto sul suo proprio cammino di battaglia.
Il senso di colpa è una menzogna verso se stessi. È una menzogna che ha due teste: la testa della debolezza personale e la testa della mancanza di comprensione di se stessi. Allora, la menzogna è sempre il riflesso di ciò che si vorrebbe essere ma… ma di cui non siamo capaci. E l’altro aspetto, l’incomprensione di se stessi, riflette la mancanza di forza personale a livello psicologico. E questa mancanza di forza personale sul piano psicologico riflette ancora il fatto che per molto tempo siamo stati vampirizzati e vampirizzati da esseri a cui abbiamo dato il meglio di noi stessi, per ragioni totalmente false e illusorie.
Il senso di colpa riflette nell’uomo un’incapacità naturale di agire in modo centrico e di poter controllare, da solo, la forma che assumono le sue azioni in relazione ad un altro ego. Questa incapacità, questa impotenza riflette nell’uomo la mancanza di sapere interiore che gli causa, nella vita, una serie di sofferenze che potrebbe o avrebbe potuto facilmente evitare, se avesse saputo conoscersi un po’ di più e se avesse potuto controllare un po’ di più le sue emozioni che vanno a beneficio degli altri ma impoveriscono lui. Non c’è motivo di essere colpevoli quando non si è colpevoli.
L’ego deve imparare ad amplificare il suo senso di sicurezza personale quando deve dire « no » a una situazione o quando deve agire in un certo modo, sì da non soffrire inutilmente di senso colpa. Ma per amplificare questo senso interiore di forza, di gravità, deve sviluppare, con l’esperienza, la sua centricità, vale a dire, quando giudica che un’azione dovrebbe essere fatta o commessa in un certo modo, deve imparare a non ritornare più sulla sua azione, a non metterla più in questione. Quando avrà imparato a non mettere più in questione le sue azioni, l’ego sarà in grado di costruire in sé una forza, e questa forza diventerà col tempo più grande, così che l’uomo non potrà più soffrire dell’inquietudine psicologica e morale della sua azione e, in seguito, non potrà più soffrire di senso di colpa.
Il senso di colpa deve essere eliminato dalla coscienza, perché agisce come un acido che riduce sempre di più la forza interiore e sottomette l’uomo a delle leggi emotive che generano in lui una debolezza, un’incapacità di diventare più forte, più grande, più autonomo.
Il senso di colpa è una trappola creata dall’illusione dell’ego e fondata sull’emozione dell’ego in virtù degli atteggiamenti sociali, o dei principi sociali, che sono generalmente concordati dai membri della società, perché fanno parte di una tradizione spesso molto lunga, di una tradizione che, anch’essa, deve evolvere.
Finché soffrirete di sensi di colpa, sarete incapaci di vedere completamente chiaro nella vostra situazione personale. Sarete impotenti a determinare la giustezza del vostro carattere e il potere del vostro sapere interiore. Sarete spinti a sinistra e a destra da sentimenti che saranno in origine falsi, e di cui soffrirete fino al giorno in cui avrete compreso che il senso di colpa è un cancro, e che riduce l’uomo alla schiavitù.
L’uomo deve sapere interiormente, deve essere sicuro interiormente di ciò che fa. Se non ha questa sicurezza, questa certezza, è lì che fa capolino il senso di colpa. Più l’uomo manca di sapere interno, più manca di certezza interna – e non parlo di certezza psicologica, parlo di certezza interna, quella certezza che viene dal profondo dell’anima – più l’uomo è soggetto a mettere in discussione le sue azioni, Ed è per questo che si vede in lui il senso di colpa svilupparsi e finire col torturarlo, per fare della sua vita una mappa scritta dalle circostanze esterne e non dalla sua propria mano creativa.
Ci sono persone nella nostra società, per non parlare delle altre società, che si sono rovinate la vita, perché hanno sofferto di un senso di colpa mal riposto. E dove il senso di colpa si manifesta di più, è nei rapporti tra figli e genitori o tra genitori e figli; dove c’è un amore filiale o un amore materno, le cui azioni dell’esperienza sono sancite da modi di tradizione, che spesso non hanno più posto in una società intelligente, in una società in cui deve cominciare a stabilirsi la coscienza.
Notate che se soffrite di senso di colpa a causa di una situazione sociale, di una situazione familiare in cui i legami morali sono potenti, non è colpa delle persone che per voi sono, all’origine, gli elementi costitutivi di questo senso di colpa, ma è a causa della vostra ignoranza che soffrite di senso di colpa. È la vostra ignoranza che porta alla vostra propria impotenza. Non potete incolpare la società, non potete incolpare le condizioni esterne della società. La società è un fatto, ed è ciò che è. Ma se vi chiedono delle cose e voi accettate di fare queste cose perché, se non le fate, vi sentite colpevoli, a quel punto voi stessi siete responsabili di voi stessi, di fronte a voi stessi. E se, poiché non avete la forza, soffrite di sensi di colpa, allora la colpa non è della società, ma ben vostra.
Quando avrete compreso, quando avrete sofferto abbastanza del senso di colpa, quando avrete sofferto abbastanza per aver agito in un modo quando avreste dovuto agire in un altro, comincerete gradualmente a comprendere e a rafforzarvi, così che un giorno potrete agire in modo molto chiaro e netto, sempre in una situazione di equilibrio, sempre rispettando il diritto degli altri, il diritto reale degli altri, che non è il diritto falsato da una moralità che molto spesso, in questi individui, si fonda su principi che li rendono dei vampiri, che li rendono persone che non sanno che chiedere e che si servono dei legami filiali o genitoriali per accentuare, nell’ego vittima, dei sensi di colpa di cui si servono per raggiungere il loro fine.
Sta a voi sapere, sta a voi decidere l’orientamento, la direzione delle vostre azioni. Sta a voi prendere in mano la vostra vita. Ciò che gli altri vi impongono per la natura stessa dei fatti della vita, per la loro stessa ignoranza, non è un vostro problema. Se le persone sono deboli, fa parte della loro esperienza. Ma non è perché le persone sono deboli che anche voi dovete essere deboli.
Il senso di colpa fa parte del male. Il senso di colpa è un male e un male molto grande, perché impedisce all’uomo di raggiungere il centro di se stesso. E il male sa che quando l’uomo raggiunge il centro di se stesso non ha più potere su di lui. Il male si serve del senso di colpa per perpetuare nella società forme cancerose che si propagano per secoli, per generazioni, e gli permettono di ostacolare costantemente l’evoluzione dell’uomo, gli permettono di impedire che l’uomo diventi centrico, cioè che fondi la sua vita sui suoi sentimenti interiori basati sulle forze dell’anima.
Perciò, quando l’uomo ha contatto con delle intelligenze di alta natura, e ascolta ciò che queste intelligenze possono consigliargli riguardo alle sue azioni, si sottomette automaticamente a una legge vibratoria che gli permette di generare, sul piano materiale, nella sua vita fisica, azioni che non sono colorate dall’emozione, perché queste intelligenze comunicano con l’uomo sul piano mentale. E da queste comunicazioni, l’uomo riceve l’istruzione reale circa le proporzioni normali delle sue azioni nella vita di ogni giorno.
Se l’uomo ha contatto con queste intelligenze, con questa voce interiore che è vicino a lui e cerca di aiutarlo, allora può cominciare a sviluppare la certezza di cui ha bisogno nelle azioni, perché ciò che riceve come segnale dall’alto non è coinvolto nell’emozione umana. Così questo segnale può aiutare l’uomo, se lo segue, a correggere errori che ha commesso per anni, e a sviluppare poco a poco un centro di forza, fino al giorno in cui, essendo questo centro potente, sviluppato, l’uomo possa, con tutta certezza, agire in ogni situazione senza poter minimamente soffrire di ogni sfumatura di senso di colpa. Da quel momento è libero, agisce precisamente, non guarda mai più indietro, va dritto, e la sua vita diventa sempre più un rapido movimento di esperienze che lo arricchiscono e fanno della sua vita qualcosa di particolare, qualcosa di molto personale.
Occupatevi di vivere bene la vostra vita, di viverla secondo le leggi dello spirito, e non secondo le leggi falsate dall’involuzione dello spirito. E a quel punto sarete felici e gli altri, accanto a voi, avranno nella loro giusta misura.
aggiornamento il 30/07/2024