L’essere mentale, sovramentale, supermentale

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Comunicazioni preparatorie 34

“L’uomo conoscerà tre possibili stadi di intelligenza. Tre stadi consecutivi: la mente, la sovramente, che è un periodo intermedio, e la supermente, il periodo di finalizzazione. L’uomo conosce la mente, ma non conosce la sovramente, né la supermente.” BdM

 

In italiano, si legge il testo originale di questa pagina, in un’altra lingua la traduzione da parte di un’intelligenza artificiale (IA) di questo testo, quindi la traduzione vi darà una buona idea del testo, ma più o meno fedele a causa degli errori dell’IA.

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L’uomo conoscerà tre possibili stadi di intelligenza. Tre stadi consecutivi: la mente, la sovramente, che è un periodo intermedio, e la supermente, il periodo di finalizzazione. L’uomo conosce la mente, ma non conosce la sovramente, né la supermente. La sovramente è l’apertura parziale sull’intelligenza cosmica dell’uomo verso una coscienza più vasta e più perfetta, che chiamiamo “la supermente”.
La sovramente comprende due tappe importanti nella vita dell’uomo. La prima è la realizzazione dell’illusione del pensiero soggettivo e l’elevazione di questo pensiero soggettivo fino a un modo di comprensione impersonale e sempre più reale, cioè non soggettiva.

La sovramente è la prima tappa dell’uomo verso la coscienza della sua intelligenza reale. Sebbene la sovramente permetta all’uomo di vedere più oltre nella sua mente, non è sufficientemente potente per dargli la visione totale e perfetta di se stesso, perché la luce dell’intelligenza pura della supermente non lo ha ancora raggiunto.

Sebbene la sovramente indichi all’uomo un movimento evolutivo interiore, non può fargli realizzare e conoscere la natura di questo movimento, perché solo la perfezione dell’intelligenza permette all’uomo di comprendere perfettamente, cioè senza utilizzare alcun punto di appoggio soggettivo. La sovramente non è ancora totalmente spoglia della soggettività dell’essere, per cui le emozioni e le trappole dei pensieri personali possono ancora, a volte, interferire e creare la barriera tra la sovramente e la supermente, coscienza suprema.

La sovramente sa riconoscere un aspetto del reale, ma non può vivere del reale, perché è ancora troppo difficile da vivere. Mentre l’essere supermentale possiede la visione perfetta del tutto, l’essere sovramentale procede per gradi verso la comprensione di se stesso che gli aprirà la porta della sua coscienza perfetta. Si deve vedere nell’essere sovramentale una qualità dell’ego sufficientemente grande da distinguerlo dal resto degli uomini che sono ancora allo stadio dell’essere mentale. Questa qualità coincide con l’evoluzione del suo essere psichico, la sua anima, senza con questo permettergli un’integrazione totale.

Mentre l’essere supermentale è istantaneamente cosciente dell’intelligenza universale che è in lui senza ombre, senza difetti, il che gli assicura la certezza totale e perfetta, sicuro di essere sicuro, l’essere sovramentale percepisce sempre un po’ di debolezza nella sua intelligenza, una mancanza di chiarezza. L’esitazione non esiste nell’essere supermentale, mentre può esistere nell’essere sovramentale, perché anche se non apprende più la realtà con i mezzi limitati della ragione, non può ancora agire in modo totalmente unificato, cioè libero da ogni emozione. La parete tra la perfezione supermentale e l’imperfezione della sovramente si assottiglia col tempo, man mano che l’ego dell’essere sovramentale impara a distaccarsi emotivamente da se stesso.

Mentre l’emotività fa scattare nell’essere sovramentale una vibrazione che lo fa soffrire o godere emotivamente, questo fenomeno scompare nell’essere supermentale, lasciando il posto a un vuoto perfetto che costituisce la natura stessa di questa grande natura umana e cosmica. Mentre l’essere sovramentale è ancora contaminato dal desiderio spirituale, la sua conversione finale all’essere supermentale stabilisce una volta per tutte l’illusione della spiritualità, così come concepita dall’uomo durante questi stadi, mentale e sovramentale.

L’intelligenza dell’essere supermentale è così stabile, cioè perfetta, che non ha più bisogno di nulla che non sia adatto alla natura umana per essere manifestato: è autosufficiente. La grande qualità di questa intelligenza, rispetto a quella sovramentale, deriva da una concentrazione totale dell’essere su se stesso, cioè da una capacità infinita di leggere perfettamente il proprio destino e di studiarne le proprietà, a volontà, senza il minimo dubbio, perché l’infinità della sua intelligenza è il segno della sua potenza e della sua visione.

Mentre l’essere mentale, l’uomo incosciente, cerca di comprendere la vita, l’essere sovramentale comincia a vederla senza comprenderla appieno, mentre l’essere supermentale la vede e la comprende. Sebbene l’uomo mentale, incosciente, non sia né vicino alla verità né lontano dalla falsità, è sufficientemente intelligente da poter ridurre il divario tra la sua intelligenza mentale e la sovramente, a condizione che faccia un esame di coscienza e si renda conto che la sua mente è solo un metro di misura illusorio che gli permette di credere di avanzare verso la conoscenza.

L’essere sovramentale comincia a vedere l’illusione di questa mentalità inferiore dentro di sé. Ed è da questa percezione che inizia a realizzare cose che sono ancora impossibili per l’essere mentale. La sovramente è imperfetta quanto l’anima della persona che abita. Ed è proprio questa condizione che rende così penoso il passaggio dalla sovramente alla supermente. Nell’essere sovramentale, l’anima non possiede ancora il pieno potere. Questo limita la sua influenza e permette all’ego di invocare le sue tendenze naturali, impedendo all’anima di avere un controllo totale su di lui. Da qui una certa forma di incoscienza nell’intelligenza, e un certo limite di comprensione, anche se l’ego desidera essere supermentale.

L’ego è così forte in se stesso a causa delle sue emozioni che, anche allo stadio sovramentale, non sente ancora a sufficienza l’energia dell’anima o dell’essere psichico al suo interno. L’essere supermentale, invece, è talmente impregnato dell’essere psichico che non può vivere senza, cioè al di fuori di questa coscienza permanente e immutabile. Il tempo per lui cessa, perché il suo ego non è più in grado di giustificare alcunché, a livello delle sue emozioni, nemmeno l’atto emotivo più normale, come l’amore dell’uomo per la donna, secondo il sentimento umano soggettivo di quest’amore.

Mentre l’essere supermentale ha lo sguardo rivolto solo a un avvenire in cui l’uomo sarà quello che è, l’essere sovramentale deve ancora guardare a un futuro in cui lui stesso sarà supermentale.

Per l’essere mentale incosciente, il mondo materiale è un piano di vita in cui la materia offre le possibilità di esperienze soggette a rafforzare l’ego, a lusingarlo o a farlo piangere. Per l’essere sovramentale inizia a definirsi una divisione tra la sua visione della vita passata e della vita presente, la quale inizia a definirsi secondo una modalità di intelligenza diversa da quella razionale, che non è ancora capace di discernere perfettamente ma che, tuttavia, gli sembra reale.

L’essere supermentale, invece, vive solo nell’intelligenza pura, cioè nella comprensione dei limiti della materia da ogni punto di vista, e vede il valore della vita umana solo nel contesto della padronanza delle leggi della natura. Qualunque sia il valore materiale della vita, egli non può attribuirle altra importanza se non quella di cui conosce la reale grandezza, cioè la discesa dello spirito nella materia, così che la materia obbedisca alle leggi dell’uomo divenuto perfetto.

L’essere sovramentale deve ancora obbedire a certi istinti in lui naturali, come la paura, il dolore della sofferenza morale, l’insoddisfazione verso se stesso. Questo lo fa soffrire perché collega le sue esperienze alla sua emozione e comincia a vedere fino a che punto l’emozione gioca un ruolo importante nella sua vita. D’altra parte, si rende conto che sta avanzando verso qualcosa che è ancora troppo intangibile, ma l’anima, l’essere psichico, è lì, si fa sentire sempre di più, così che a un certo punto l’essere sovramentale si sente bene. Ma non abbastanza bene da non dover sentirsi bene. C’è ancora in lui il desiderio di sentirsi bene, e questo desiderio deriva dalla crescente insoddisfazione che prova per la vita vissuta sulla Terra, benché lui stesso cominci a liberarsene internamente.

L’essere supermentale vede e conosce la vita come è sulla Terra. Ed è solo dall’interno che vive, cioè che si nutre, essendo l’esterno solo una condizione che è disposto a vivere per il bisogno di una causa o di un’altra, ma non è più la vita della Terra materiale che lo riempie. È lui che dà alla vita materiale il colore di cui essa ha bisogno, per consentirgli di agire creativamente su questo piano per il quale non ha alcun appetito astrale.

Per lui la vita materiale è lì e deve viverla secondo le leggi del suo proprio spirito. Quindi non ne soffre se non deve soffrirne. Ma per lui le domande sulla vita non esistono più, perché ha immediatamente le risposte se dirige lo sguardo verso l’infinito dell’intelligenza supermentale dentro di sé. Non cerca più di adattarsi alla vita, questa deve adattarsi a lui, perché ora egli è padrone della sua vita. E la sua vita è sotto il controllo della sua volontà e sotto lo sguardo della sua intelligenza, ora che l’anima e l’ego sono una cosa sola.

L’essere sovramentale, invece, non ha compreso una delle grandi leggi della vita reale: quella di essere totalmente a sua disposizione. Naturalmente l’ego è ancora presente, vuole comandare e razionalizzare di tanto in tanto, ed è qui, a questo punto, che l’essere sovramentale è estraneo all’essere supermentale. In quest’ultimo, l’anima, con la sua presenza, fa sapere e il messaggio viene ricevuto dall’ego, che si armonizza istantaneamente col desiderio dell’anima.

Nell’essere sovramentale l’anima non può collegarsi così perfettamente con l’ego. Deve aspettare e metterlo alla prova per fargli alzare lo sguardo verso di lei e fargli capire, una volta per tutte, che solo lei comprende perfettamente la sua vita e la sua evoluzione.

Ma l’ego dell’essere sovramentale non è sufficientemente legato all’anima, alla sua vibrazione, per cui la sua attenzione è costantemente diminuita dall’emotività e dal pensiero che s’inquieta. E quando il pensiero s’inquieta, diminuisce d’intelligenza e l’uomo soffre della sua condizione.

L’energia dell’anima non può più nutrire di potenza la mente dell’uomo e il ponte tra il sovramentale e il supermentale sembra lungo e difficile, se non irraggiungibile. Lungo, lo è, perché l’uomo ha servito per troppo tempo le forze dell’ego; è lungo perché l’uomo ha perso contatto con se stesso; è lungo perché l’uomo è un essere dominato ma che non domina. Non appena ha l’opportunità di dominare l’illusione che lo paralizza, teme, dubita, si interroga. La sua vita è così lontana dal reale che non osa immaginare che solo lui può trasformarla, darle una direzione, darle un colore.
La distanza tra l’essere supermentale e l’essere sovramentale si calcola in base al chilometraggio emotivo di quest’ultimo. È attraverso l’emozione che si calcola la distanza tra l’intelligenza pura e la crescente intelligenza dell’essere sovramentale. Ecco perché quest’ultimo non può comprendere perfettamente la dimensione dell’essere supermentale, anche se quest’ultimo gli parla perfettamente.

È solo nel suo viaggio attraverso la foresta delle sue emozioni, delle sue illusioni, dei suoi pensieri ancora soggettivi, che capirà che l’essere supermentale lo sta osservando da lontano e sa se sta avanzando nella stessa direzione o se si sta fermando da qualche parte tra l’intelligenza pura e l’intelligenza in crescita, ma non completamente sperimentata.

L’essere sovramentale è d’accordo con se stesso su molte delle cose che sente. Ma non comprende ancora appieno le leggi dell’anima e, per questo motivo, le leggi della vita reale. Si lascia ancora trasportare da una miriade di impressioni create dall’anima ma fraintese dall’ego per la sua evoluzione. Impressioni che non può ancora completamente evitare a livello di esperienza, perché deve ancora trasformare il suo essere soggettivo e renderlo perfettamente in ascolto di se stesso, cioè, e questo è importante, in ascolto del vero se stesso, quello che gli impedisce di soffrire per ciò che è esterno a sé.

L’essere sovramentale, nella sua devozione alla propria evoluzione, non si rende conto che sta già evolvendo e che ciò che deve scoprire non è la linea della sua evoluzione, ma la sua vita reale, che sovrasta l’evoluzione e la rende grande e bella. L’essere sovramentale si preoccupa troppo della sua evoluzione; questo deriva dal grande sentimento spirituale che lo anima e che fa parte del movimento dell’anima dentro di lui che cerca di avvicinarglisi.

Ma l’essere sovramentale deve crescere in intelligenza, oltre la grande saggezza spirituale, per poter completare sul piano materiale ciò che l’anima può solo iniziare sul proprio piano: l’equilibrio tra il vero e il falso. Finché c’è troppo vero e falso nella vita dell’essere sovramentale, egli tende ad affidarsi o a diffidare di questa dualità, il che ritarda la sua evoluzione verso la supermente. L’essere supermentale, infatti, deve essere totalmente libero dal vero e dal falso, per poter vedere l’utilità dell’uno o dell’altro nel lavoro dell’anima sui suoi centri d’energia.

La grande prova dell’essere sovramentale è proprio questa libera ascesa verso le alte regioni dell’intelligenza supermentale, dove il vero e il falso non hanno più alcun potere su di lui, perché non hanno più alcuna forma. Come l’essere mentale è prigioniero di questa dualità, riducendo così il potere della sua intelligenza, così l’essere sovramentale ne è preoccupato e turbato, così l’essere supermentale ne è libero.

Il progresso da un piano inferiore ha bisogno sempre di uno shock vibratorio da parte dell’anima che abita l’uomo. Eppure questo shock non è sempre compreso, perché l’ambiguità dell’intelligenza sovramentale è ancora troppo presente perché egli possa essere proiettato nella solitudine del suo vero io.

L’uomo di domani, quello che vivrà la vita cosciente sulla Terra, sarà padrone della natura, perché avrà compreso le leggi dello spirito, le leggi della vita e della morte. Questo essere sarà supermentale e dominerà dall’alto della sua coscienza tutto ciò che è inferiore a lui. Ecco perché il passaggio dall’essere sovramentale all’essere supermentale è una condizione dell’immortalità. E questa condizione è stabilita per lui solo dall’anima, e non da qualche sogno che lui possa avere riguardo a un contatto ravvicinato con gli extraterrestri, come alcuni sembrano voler credere.
Il ruolo degli esseri esterni in relazione al pianeta Terra è governato dal reggente di questo pianeta, e tutti coloro che graviteranno verso la supermente faranno parte di questa alleanza tra l’uomo della Terra e coloro che vengono da altrove. Ma la condizione resta sempre la coscienza supermentale. L’essere sovramentale è solo l’abbozzo avanzato dell’essere supermentale, ma questo abbozzo deve definirsi, e può essere definito solo in lui e da lui.

Molti esseri sovramentali percorrono i sentieri solitari della Terra, ma pochi usciranno da questi sentieri di esperienza per comprendere la finalità di questa esperienza. Ogni esperienza viene vissuta solo al di fuori della supermente. All’interno di quell’intelligenza, non c’è che luce e fuoco, intelligenza e volontà. L’esperienza non c’è più, perché è stata elevata al livello della vita reale, cioè è senza condizione, passata o futura.

Come l’essere supermentale vive nel presente della sua vita, così l’essere sovramentale vive nel presente della sua esperienza: un giorno uscirà dal presente dell’esperienza e vivrà solo il presente della vita. Finché l’essere sovramentale ha bisogno di esperienze per comprendere, non è ancora nella vita cosciente. Dovrà vivere l’esperienza fino al giorno in cui questa non sarà più necessaria, perché egli saprà comprendere nell’istantaneità la natura di ogni azione compiuta.

L’effetto psicologico dell’essere sovramentale sull’essere mentale serve spesso a separare i due, in modo che l’essere sovramentale possa evolvere con meno ostacoli. Questa separazione è importante perché impedisce all’essere sovramentale di fare affidamento sul passato, per avanzare sempre più saldamente verso il presente in cui la vecchia vita si dissocia in lui dalla nuova vita che comincia a emergere. Questa divisione è spesso dolorosa all’inizio, perché lascia segni profondi nell’emozione, ma questi segni sono solo in superficie e scompariranno col tempo.

L’essere supermentale non soffre di queste ferite perché non ha alcun legame con l’uomo mentale. Il suo unico amico è in verità l’essere sovramentale, e anche in questo caso, scorgiamo in lui un tipo di individualità così profonda che anche il suo amico, l’essere sovramentale, non può offrirgli l’amicizia che potrebbe nutrirlo, perché non è sufficientemente distaccato dal passato delle sue emozioni e dei suoi sentimenti, per quanto alta sia la loro qualità. In altre parole, tutti gli esseri umani sono estranei alla coscienza supermentale finché non sono completamente in essa.

Quando l’uomo entra nella mente pura, la supermente, il potere della luce è tale da fargli violare le leggi della mente inferiore, perché queste leggi sono solo disposte a diminuire il potere dell’uomo sulla natura. Mentre la legge della luce, la legge dell’intelligenza pura, si impone alla natura inferiore per elevarne la vibrazione.
La legge unica della supermente corrisponde al potere dell’uomo sull’intero dominio materiale che serve all’evoluzione delle forme che evolvono nel tempo. Appena l’uomo ha superato a sufficienza le illusioni delle sue emozioni soggettive, comincia a rendersi conto che la supermente può essere vissuta solo nella perfetta armonia fra l’uomo e l’uomo, o l’uomo e la materia, altrimenti l’energia in lui fa esplodere la materia e la sottomette alla sua volontà intelligente e totalmente centrica.

Non è facile per l’essere mentale comprendere l’essere sovramentale, perché le categorie di pensiero diventano sempre più sproporzionate man mano che l’uno diventa l’altro. Lo stesso vale per l’essere sovramentale rispetto all’essere supermentale. Quest’ultimo è totalmente governato dalla luce, per cui tutte le forze inferiori non hanno alcun potere su di lui.

Sebbene l’essere sovramentale comprenda gli aspetti di questa realtà secondo il suo proprio modo di intelligenza e di volontà crescente, possiede in sé ancora troppe nozioni spirituali incoscienti, nozioni d’amore incoscienti, perché questa energia che chiamiamo “coscienza cosmica” possa realizzarsi perfettamente. Ma il tempo trasforma tutto, e l’essere sovramentale avanza al suo proprio ritmo e si accorge, col tempo, che il conflitto tra lui e l’uomo o la materia potrà essere eliminato solo quando l’essere sovramentale avrà superato completamente i limiti imposti dalle sue emozioni alla sua intelligenza.

Questo superamento può avvenire solo nel conflitto tra l’uomo in crescita e l’uomo incosciente e la materia. Gli eventi della vita sono l’espressione più perfetta di questo conflitto, ed è nel contesto di questi eventi che l’essere sovramentale supera ciò che prima lo aveva incatenato e aveva creato in lui il problema esistenziale dell’identità.

Finché un essere umano soffre d’identità di fronte a se stesso, non è ancora nella luce, perché la sua intelligenza è ancora troppo indebolita dal suo intelletto e la sua volontà troppo indebolita dalle sue paure ed emozioni. Basta osservare la natura di qualsiasi emozione per scoprire che ogni emozione genera una vibrazione di paura, in condizioni specifiche. Esempio: l’emozione dell’amore genera la paura di perdere quest’amore, l’emozione di carità genera la paura di non essere generosi, l’emozione di castità genera la paura di non essere puri, eccetera eccetera. Qualsiasi emozione, per quanto buona possa apparire in superficie, genera nell’uomo una vibrazione di paura, che si traduce nell’uomo in un problema di identità.

Ecco perché solo l’intelligenza pura genera la volontà, che distrugge, in qualsiasi azione, l’emozione che genera la paura. Si noti che la paura è dovuta molto più all’impotenza dell’intelligenza e della volontà che all’intelletto che la razionalizza. Possiamo razionalizzare tutto senza sapere che stiamo razionalizzando, perché non siamo nell’intelligenza pura e la volontà.

Mentre l’essere mentale attribuisce tutto nella vita a forze biologiche o spirituali, a seconda che sia credente o meno, l’essere sovramentale vede sempre più l’influenza delle forze dell’anima sulla sua vita e col tempo diventa consapevole del loro potere direttivo. L’essere supermentale, invece, vive coscientemente di questa forza e ne ha appreso i segreti. Ha imparato i suoi modi di espressione, e la sua intelligenza e volontà sono il risultato di questa acuta presa di coscienza che lo ha reso un essere totalmente creativo nelle sue possibilità, nella sua personalità, e totalmente volontario nel suo ego.

L’essere supermentale ha superato i limiti imposti dall’energia dell’anima. Ha reciso, frantumato senza pietà i legami con l’emozione che l’energia genera quando passa attraverso la parte inferiore dell’uomo, il corpo astrale. Di conseguenza, l’uomo vive solo d’intelligenza e di volontà finché è nella materia, al fine di respingere il muro che separa la vita reale da quella irreale, la vita creativa da quella sottomessa.

L’uomo cosciente non può essere sottomesso, deve essere libero. Non può essere sottomesso né alle sue emozioni né alla sua anima. Deve trasmutare le sue emozioni e usare l’energia dell’anima. Ed è solo attraverso la trasmutazione dell’astrale che egli diventa libero e può controllare le forze dell’anima e metterle al suo servizio.
Una delle più grandi rivelazioni che l’uomo supermentale conosce davanti alla potenza della luce è questa: la vita deve essere al servizio di chi la vive. Finché non è al suo servizio, lui non è nella vita, ma fa esperienza della vita. E finché l’uomo sperimenta la vita, non l’ha compresa. Da qui le sue sofferenze, la sua tristezza. La relazione crescente tra l’essere sovramentale e l’essere supermentale dipende solo dalla sofferenza del primo in base all’entità delle sue illusioni, e dall’assenza di sofferenza del secondo in base alla sua perfetta comprensione.

Ma l’essere supermentale può solo istruire l’essere sovramentale attraverso la sua scienza, così che quest’ultimo può ricorrere solo al risultato finale della legge planetaria sui suoi corpi. L’uomo è perfetto nel suo stato materiale; deve diventare perfetto nel suo stato emotivo e nella sua mente. Questa è la legge dell’evoluzione, e questa legge è la legge della luce, cioè dell’evoluzione. Ma la luce stessa può generare la legge solo quando l’uomo è pronto a realizzarla. Ecco perché la legge è per l’intelligenza supermentale ciò che la luce è per lo spirito.

Chi lo dice meglio di colui che sta bene nella vita, perché sta bene in ciò che dice, e quello che dice è bene, perché ciò che fa è bene? Chi lo dice meglio di colui che sa che ciò che dice e ciò che fa è buono, non perché è buono, ma perché è buono quando lo fa e lo dice? Non si può essere buoni e non dire o fare ciò che è buono, perché il bene genera il bene. Ma dobbiamo conoscere il vero bene dal falso bene, per vivere del vero bene, che non è né vero né falso.

L’essere sovramentale comincia a comprendere le sfumature del reale che si sovrappongono al vero del reale e al bene del reale. E si accorge che tutto viene compreso sempre più chiaramente, senza potersi comprendere chiaramente. Questa comprensione non è più della sua mente, ma di quella parte di lui che è supermentale ma non pienamente sviluppata. Si rende conto che il mistero del vero e del falso è una trappola creata dall’ego per darsi l’impressione mentale di essere intelligente, mentre in realtà non lo è, ma si trova in un compartimento dell’intelligenza all’interno del quale è prigioniero.

L’essere sovramentale può facilmente accedere alla comprensione delle proprie emozioni, perché ha già il vantaggio, rispetto all’essere mentale, di sapere ciò che sa. Ma non ha ancora la perfezione nella sua intelligenza, perché le sue emozioni sono ancora presenti e forti, ma può almeno rendersi conto di non essere più l’essere mentale che era, di non essere più legato al passato dei suoi vecchi desideri, di non essere più davanti allo specchio dell’antico se stesso, ma davanti allo specchio di un se stesso di cui non conosce ancora tutti i contorni.

Ora gli è più facile distaccarsi, per sentirsi più libero di vivere più semplicemente, per diminuire il potere del desiderio soggettivo in lui. Alla fine l’essere sovramentale avanza davanti l’antico se stesso, non lo guarda quasi più, perché perde a poco a poco il ricordo del suo volto. Questo è un segno che l’essere umano sta entrando nella sua propria energia e inizia a far vibrare questa energia, in modo che gli porti quello che ha sempre voluto: la libertà.

L’essere sovramentale non brama più le alte cime della spiritualità, perché ora vede i bassifondi nascosti dove si nutrono tutte le possibili forme di emozione. Comincia ora a stare in piedi sulle proprie gambe, perché ha sentito dentro di sé quella piccola cosa chiamata se stesso. Ed è da questa percezione, da questo piccolo e crescente sé, che scopre gradualmente di essere intelligente, di andare verso l’intelligenza e che l’intelligenza entra in lui man mano ch’egli va verso di essa, perché essa si scopre a lui, dopo tale o tale esperienza. Vede chiaramente che essa non gli si rivela attraverso l’intelletto, ma a modo suo, per vibrazione, secondo l’esperienza.

L’essere sovramentale non è più un uomo in cui non accade nulla. In effetti, c’è sempre qualcosa, da qualche parte dentro di lui, che accade, che penetra e fa sentire la sua presenza. L’essere sovramentale non è più solo, perché di giorno in giorno incontra il suo sé sempre più reale, che si fa sentire o gli parla. Mentre tutto questo avviene nella vita dell’essere sovramentale, il suo vecchio amico, l’essere mentale, si allontana, perché non lo capisce più, e l’essere sovramentale è soddisfatto, perché è così che deve essere. Ma non è completamente soddisfatto, perché ha ancora dell’emozione che di tanto in tanto lo ricollega al passato.

E i tre esseri umani, mentale, sovramentale e supermentale, si distinguono sempre di più, perché devono sempre più vivere la loro vita: il primo, nel mondo delle sue illusioni, il secondo, tra il mondo del primo e dell’ultimo, e l’ultimo in pace, solo nella sua coscienza, ma da qualche parte tra gli uomini.

Quando l’uomo comincia a sentirsi diverso dagli uomini, perché sa di essere diverso, perché sente ciò che sa e sa ciò che sente, è sovramentale. E da lì deve avanzare da solo, sempre di più, in modo da non costruire dentro di sé un ponte fatto di pietra altrui, ma del suo proprio materiale. Più avanza, più il ponte viene costruito. E verrà il giorno in cui saprà perfettamente dove porta questo ponte, ma mentre è sul ponte la vista si allarga, perché il ponte, come tutti i ponti, porta da qualche parte. Ma questo ponte è diverso, perché questa volta è lui a costruirlo. E’ lui che ne conosce i punti forti e i punti deboli. E man mano che avanza, lo rinforza.

Un giorno il ponte sarà attraversato e l’essere sovramentale avrà compreso che lì dove mette piede è una nuova Terra, una nuova vita che l’uomo mentale non può conoscere, perché lìnulla è un’illusione, né la vita né la morte, tutto è reale. E il reale non si distingue più dalla vita: è perfettamente integrato. Si adatta a tutto, perché tutto si adatta ad esso.

L’essere sovramentale parla sempre di più con altri esseri della stessa natura. Ma la loro conversazione non è ancora perfetta, perché non sono ancora nella supermente. Hanno ancora bisogno di essere confortati, confermati, rassicurati; non possono ancora vivere di nulla, perché sono ancora qualcosa. E quando si incontrano, vogliono ancora qualcosa che ricordi loro che sono davvero ciò che sentono di essere, e questo crea loro una piccola sofferenza, un piccolo richiamo.

Ma il tempo passa e un giorno non soffrono più del piccolo richiamo, perché non pensano più per niente, non soffrono più per niente e non hanno più bisogno di nutrirsi degli altri intorno a loro. Il silenzio scende su di loro e si riposano, perché hanno avanzato a lungo e hanno bisogno di riposo e di calma, perché la battaglia sta per finire. Finalmente il riposo del guerriero, il riposo dell’essere supermentale.

Finché l’uomo vuole decidere il suo destino, non può conoscerlo. Ma non appena leva le mani verso la vita che è in lui, l’intelligenza che è in lui, e impara a lasciarla filtrare attraverso di sé, vede bene che il suo destino è scritto a chiare lettere sul muro della sua intelligenza. E da quel momento le sue vibrazioni, le sue energie, si ricostituiscono affinché un giorno possa conoscere il mondo parallelo. Ma appena pensa a questo mondo, qualcosa dentro di lui gli ricorda i limiti della sua visione e si installa una tristezza, ed eccolo ritornato un poco all’essere che era prima, incredulo di se stesso, incredulo del potere di vita nell’uomo, incredulo … Punto, fine.

E il giorno dopo ricomincia ad andare avanti, ma il giorno dopo tornerà il dubbio, perché all’essere sovramentale è dato di sentire, ma non di sapere perfettamente ciò che sente. E questa è la sua sofferenza fino al giorno in cui saprà. E quando sa, non si preoccupa più di dirlo, perché ha già sofferto troppo per saperlo. Nasconde ciò che sa nel riposo della sua mente e trasmette ciò che sa solo per nutrire i pochi esseri che hanno il diritto di imparare qualcosa, perché sono già grandi. Ma la sua sofferenza è tale, la sua fatica è tale, che non può parlare troppo perché sa troppo bene che ciò che dirà servirà solo a mettere in moto una ruota che deve scoprire il suo proprio percorso.

Quando l’essere sovramentale è diventato supermentale, guarda dietro a sé e non vede più niente, perché la sua memoria non contiene più l’emozione del passato, ma serve solo ad alimentare nel presente ciò che deve essere alimentato. Lui stesso non ne ha più bisogno perché non deve più imparare dalla vita: la conosce.

La distinzione tra questi tre esseri serve a far comprendere la progressione della vita e a far realizzare che tutto ciò che è sarà diverso domani, in modo che chi deve vivere domani sia preparato. Un nuovo ciclo genera una nuova istruzione, e coloro che vivono da soli possono vivere solo di ciò che è reale. Perché è di questo cibo che vivranno il resto della loro vita, prima di passare a spazi più liberi, più gloriosi.
La pena della vita è una pena di morte; la gioia della vita è l’immortalità. La più grande scoperta dell’essere sovramentale è realizzare fino a che punto era ignorante. E la sua più grande perdita di energia è occuparsi eccessivamente di ciò che sarà domani.

aggiornamento il 05/10/2024

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